Il termine
addiction, dal latino addictus (con il significato di "colui
che si rende schiavo"), altrimenti detta “dipendenza sociale”, indica un
utilizzo distorto di una sostanza, di un oggetto, di un comportamento o di
aspetti della vita quotidiana, accompagnato dal bisogno di essere reiterato con
frequenza. È definita dipendenza “sociale” poiché ha a che fare con
comportamenti e usi legittimi e socialmente incentivati, tale da far perdere la
dimensione del limite tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Per di più si
tratta di un fenomeno che nasce e si alimenta all’interno delle dinamiche
sociali e interattive cui quotidianamente partecipiamo.
Gli studi
che sono stati realizzati nel corso degli ultimi decenni al fine di comprendere
le dinamiche psicologiche implicate nelle dipendenze sociali hanno rilevato
come la condizione di dipendenza derivi e determini contestualmente una
frammentazione e fragilità del Sé e un indebolimento delle funzioni dell’Io,
tali da generare un malfunzionamento delle funzioni psichiche. Si rileva anche
l’assenza di modelli familiari tali da consentire una giusta e piena
affermazione del proprio Sé.
Gli studi hanno
anche permesso di formulare ipotesi per spiegare tali comportamenti:
- l'ipotesi del sistema motivazionale dell’attaccamento, secondo cui esperienze traumatiche
che danno origine a stili di attaccamento insicuro o disorganizzato in cui i
bisogni emotivi del bambino sono disattesi o non adeguatamente gestiti, portano a
una condizione di incapacità di gestione dei propri stati interni, nota come
disregolazione emotiva. Come conseguenza, la persona adulta che ha
interiorizzato tale condizione, sarà portata a ricercare all’esterno piuttosto
che all’interno, oggetti tramite i quali gestire le proprie emozioni;
- l’ipotesi
dell’automedicazione, secondo cui l’oggetto della dipendenza è scelto in
funzione dei sui effetti farmacologici o alla sua capacità di gestire gli stati
affettivi della persona che ne fa uso;
-l’ipotesi
dell’alleviamento della disforia, secondo la quale il comportamento di
dipendenza consente di alleviare le condizioni di ansia, noia, solitudine o
disforia della persona, fronteggiando il senso di vuoto interiore e gestendo la
propria autostima.
Indipendentemente
da ciò, è possibile rintracciare alcuni elementi che contraddistinguono le
dipendenze, riconducibili a:
- craving,
il desiderio irresistibile di assumere la sostanza o mettere in atto un
comportamento;
- uso
continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema
persistente o ricorrente, in quantità o modalità sempre maggiori;
- pensieri
intrusivi e ricorrenti sulla dipendenza e sul suo oggetto, che determinano sia eccitazione
che tensione ed ansia;
- perdita di
controllo sul comportamento, impulsività e ossessività nella reiterazione del
comportamento che risulta così contraddistinto da irrequietezza, irritabilità,
agitazione, incapacità nel regolare il desiderio di dipendenza e gli impulsi ad
esso correlati;
-
interferenza e compromissione delle relazioni interpersonali e interruzione o
riduzione di importanti attività sociali, lavorative e ricreative
- sindrome
di astinenza, che si manifesta quando si tenta di controllare, ridurre o
eliminare il comportamento di dipendenza.
Lavanco, G., Croce, M. (a cura di) (2008). Psicologia delle dipendenze sociali - mondo interno e comunità. Mc Graw-Hill, Milano.

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