L'OGGETTO
TRANSIZIONALE
Può essere un peluche o altro, l’oggetto che i bimbi scelgono come preferito e da cui non si separano proprio mai. Che significato ha questo oggetto e come va gestito?
Spesso
i genitori di fronte all'attaccamento del figlio verso un giocattolo,
peluche, copertina, ecc si trovano in difficoltà e temono che il
figlio possa avere qualche problematica psicologica che lo spinga ad
attuare tale comportamento.
In
realtà non è così!!! A
livello psicologico, tale oggetto ha un nome ben preciso, si tratta
dell’oggetto
di transizione che dona al bambino sicurezza, relax, serenità e
senso di stabilità, ma che non nasconde alcuna problematica. Secondo
la teoria
elaborata da Winnicott,
l’oggetto
di transizione è un surrogato della figura materna:
durante i primi mesi il bimbo è un tutt’uno con la mamma, poi con
la crescita avviene un graduale e naturale distacco. Questo oggetto
non è di per sé indispensabile, ma lo diviene per coprire l’assenza
della madre, dà
rassicurazione e certezza.
In generale, quindi l'oggetto occupa una fase di passaggio, che conduce il bimbo dal proprio mondo a quello degli adulti.
In generale, quindi l'oggetto occupa una fase di passaggio, che conduce il bimbo dal proprio mondo a quello degli adulti.
Quando
l'abitudine si protrae nel tempo, non ci si deve allarmare, non si
deve subito correre dallo psicologo, ma è bene spiegare con la
dovuta calma al proprio figlio che dovrà separarsi dall'oggetto
preferito, iniziando con una serie di prove ( una notte nel lettino
senza l'oggetto, un' uscita senza di lui ), cercando invece di
rafforzare la relazione genitore-bambino in modo tale che il bambino
comprenda con le giuste condizioni, anche psicologiche, il perché
della scelta e che l'oggetto non è stato sottratto per punirlo che
le cose non spariscono e che nulla ci abbandona.
L'oggetto
transizionale viene di solito abbandonato spontaneamente o tolto con
le modalità sopra indicate intorno ai 2-5 anni.
Qualora
ciò non accadesse e il bambino ha raggiunto i 7-8 anni, allora la
famiglia potrebbe consultare uno psicologo. In conclusione NIENTE
ALLARMISMI!!!
Riferimento
bibliografico :Winnicott D. W. (1965), Sviluppo affettivo e ambiente,
Armando, Roma.

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