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sabato 14 marzo 2015

L'OGGETTO TRANSIZIONALE

Può essere un peluche o altro, l’oggetto che i bimbi scelgono come preferito e da cui non si separano proprio mai. Che significato ha questo oggetto e come va gestito? 

Spesso i genitori di fronte all'attaccamento del figlio verso un giocattolo, peluche, copertina, ecc si trovano in difficoltà e temono che il figlio possa avere qualche problematica psicologica che lo spinga ad attuare tale comportamento.
In realtà non è così!!! A livello psicologico, tale oggetto ha un nome ben preciso, si tratta dell’oggetto di transizione che dona al bambino sicurezza, relax, serenità e senso di stabilità, ma che non nasconde alcuna problematica. Secondo la teoria elaborata da Winnicott, l’oggetto di transizione è un surrogato della figura materna: durante i primi mesi il bimbo è un tutt’uno con la mamma, poi con la crescita avviene un graduale e naturale distacco. Questo oggetto non è di per sé indispensabile, ma lo diviene per coprire l’assenza della madre, dà rassicurazione e certezza.
In generale, quindi l'oggetto occupa una fase di passaggio, che conduce il bimbo dal proprio mondo a quello degli adulti.
Quando l'abitudine si protrae nel tempo, non ci si deve allarmare, non si deve subito correre dallo psicologo, ma è bene spiegare con la dovuta calma al proprio figlio che dovrà separarsi dall'oggetto preferito, iniziando con una serie di prove ( una notte nel lettino senza l'oggetto, un' uscita senza di lui ), cercando invece di rafforzare la relazione genitore-bambino in modo tale che il bambino comprenda con le giuste condizioni, anche psicologiche, il perché della scelta e che l'oggetto non è stato sottratto per punirlo che le cose non spariscono e che nulla ci abbandona.
L'oggetto transizionale viene di solito abbandonato spontaneamente o tolto con le modalità sopra indicate intorno ai 2-5 anni.
Qualora ciò non accadesse e il bambino ha raggiunto i 7-8 anni, allora la famiglia potrebbe consultare uno psicologo. In conclusione NIENTE ALLARMISMI!!!

Riferimento bibliografico :Winnicott D. W. (1965), Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma.

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