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martedì 17 marzo 2015

Abuso infantile: classificazione e linee di intervento

tratto dall' esperienza come volontaria presso il Telefono Azzurro O.n.l.u.s.

Eleonora Inglima- psicologa e psicoterapeuta
 







Il termine abuso si configura come qualsiasi comportamento, volontario o involontario, da parte di adulti, che danneggi in modo grave lo sviluppo psico-fisico de bambino. L’abuso, quale che sia la sua connotazione, costituisce sempre un attacco confusivo e destabilizzante alla personalità in formazione del bambino e perciò provoca gravi conseguenze a breve, medio e lungo termine sul processo di crescita.


Le principali tipologie di abuso sono:


1)      Abuso fisico: è la forma più manifesta e facilmente riconoscibile; si verifica quando i genitori o le persone che si prendono cura del bambino mettono in atto comportamenti violenti causando danni fisici, non accidentali né determinati da patologie organiche


2)      Abuso psicologico: è la forma più difficile da individuare, è il tipo di maltrattamento più sottile e dannoso per il bambino. Consiste in quei comportamenti attivi o omissivi, che gravano psicologicamente sul minore, agiti individualmente o collettivamente, da persone che, per diverse caratteristiche, sono in posizione di potere rispetto a bambino.


3)      Abuso per patologie delle cure: si riferisce all’ inadeguatezza o all’insufficienza di cure rispetto ai bisogni fisici, psicologici, medici ed educativi della fase evolutiva del bambino, da parte di coloro che ne sono i legali responsabili. L’abuso per patologie della cura sono:


a.       Incuria: fornire cure fisiche, emotive ed affettive insufficienti rispetto all’età e ai bisogni evolutivi de bambino

b.      Discuria: fornire cure distorte e inadeguate rispetto all’età del bambino

c.       Ipercuria: cura eccessiva per lo stato fisico del bambino, caratterizzata da una inadeguata e dannosa medicalizzazione

4)      Abuso sessuale: si parla di abuso sessuale nei casi in cui un bambino viene coinvolto in attività sessuali che non è in grado di comprendere per ragioni di immaturità psico-affettiva, per le quali non è pronto e delle quali non può avere piena consapevolezza. L’ abuso sessuale può essere suddiviso in differenti categorie:

a)      Intrafamiliare: viene agito dai membri della famiglia del bambino. Questo costituisce la forma più grave di abuso sia per gli effetti psicologici immediati sia per quelli a lungo termine, in quanto confonde i ruoli familiari e generazionali incidendo notevolmente sullo sviluppo psicologico della vittima

b)      Extrafamiliare: compiuto da adulti sconosciuti al bambini o da adulti che fanno parte del suo mondo sociale e che il bambino può incontrare occasionalmente

c)      Istituzionale: quando gli autori sono coloro ai quali il bambino è affidato per ragioni di cura, custodia, educazione, all’interno di istituzioni ed organizzazioni (maestri, bidelli, istruttori di palestra, sacerdoti)

d)      Di strada o da parte di gruppi organizzati: sconosciuti, sette, gruppi di pedofili

e)      Ai fini di lucro: pedopornografia, sfruttamento della prostituzione minorile, ecc

La psicopatologia dello sviluppo ci consente una rielaborazione e comprensione degli aspetti dello sviluppo connessi  all’abuso e al maltrattamento. Tale prospettiva ci consente di fare una diagnosi differenziale del danno in base ad alcuni fattori ( fase evolutiva, differenze di genere, tipo di maltrattamento) e ad alcune variabili relative all’individuo, ala sua famiglia e al contesto sociale.

Possiamo distinguere due categorie di fattori: fattori di rischio o potenzianti, che aumentano le probabilità di maltrattamento e fattori protettivi o di compensazione, che al contrario diminuiscono il rischio. Viene introdotta inoltra una variabile temporale per ognuna delle due categorie, che distingue i fattori transitori, che indicano una situazione temporanea, e fattori duraturi che indicano una condizione permanente.

I fattori di rischio vengono raggruppati tre categorie :
-          Caratteristiche familiari: maltrattamento della moglie, isolamento sociale, assenza di supporto familiare

-          Caratteristiche di ciascuno genitore: disturbi psichiatrici(depressione, schizofrenia), alcolismo, cattiva percezione del bambino

-          Caratteristiche dell’interazione di ciascun genitore con il bambino: attaccamento disorganizzato –insicuro, uso di punizioni corporali, aumento significativo delle reazioni di irritazione di fronte al pianto

I fattori protettivi comprendono invece le relazioni positive dei genitori con le rispettive famiglie di origine, una buona qualità del rapporto di coppia, un attaccamento sicuro. Sono di rilevanza sostanziale anche a capacità da parte della famiglia di fronteggiare situazioni di stress e di difficoltà e di utilizzare livelli adeguati di comunicazione efficace all’interno della famiglia.

Le conseguenze che generalmente si manifestano nell'adulto abusato riguardano la sfera emotiva, la sfera sessuale, difficoltà legate alla socializzazione e alle relazioni di coppia, disturbi fisici

Comprendere  quali sono i comportamenti disturbati messi in atto come conseguenza dell’abuso,  può aiutare la persona a fronteggiarli e a modificarli. Per far ciò è necessaria una elaborazione dell’evento traumatico e dei vissuti ad esso connesso, in primis acquisendo la consapevolezza che ciò che è accaduto  non è dipeso dal proprio modo di essere, ma da un evento esterno traumatico.

E’ opportuno, in questo senso, un percorso psicoterapico che aiuti a sbloccare il trauma ea ridefinire  le erronee credenze ad esso collegate.

Cosa fare di fronte ad una situazioni di abuso?

 In caso in cui si venga a conoscenza di un abuso a danno di un minore, l’ adulto è possibile far riferimento a:

-          Forze dell’Ordine (Polizia o Carabinieri), Procure presso il Tribunale Ordinario e presso il Tribunale per i Minorenni

-          Servizi Sociali Comunali, Consultori ASL

-          Pronto Soccorso e Punti di Primo Intervento pediatrici (PPI)

Cosa NON fare nei casi di sospetto maltrattamento o abuso

- Non si informa direttamente la famiglia del minore quando vi sono gravi elementi di pregiudizio (segni fisici o rivelazioni di abuso e maltrattamento);

- Non si informa la persona indicata dal minore quale presunto autore del maltrattamento o abuso e non gli si chiedono chiarimenti,

- Non si indaga sulla veridicità dei fatti e non si pongono domande al minore o alla persona indicata dal minore né ad altri minori-compagni di scuola su tali fatti.

                                      
                                                              

Per approfondimenti bibliografici:
- LINEE GUIDA IN TEMA DI ABUSO SUI MINORI. Revisione approvata in CD SINPIA il 15 febbraio 2007 

- Caffo E. 2003, Consulenza telefonica e relazione d'aiuto. La qualità dell'ascolto e dell'intervento telefonico con i bambini e gli adolescenti. Telefono Azzurro e McGraw-Hill 

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