Eleonora Inglima- psicologa e psicoterapeuta
Il
termine abuso si configura come
qualsiasi comportamento, volontario o involontario, da parte di adulti, che
danneggi in modo grave lo sviluppo psico-fisico de bambino. L’abuso, quale che
sia la sua connotazione, costituisce sempre un attacco confusivo e
destabilizzante alla personalità in formazione del bambino e perciò provoca
gravi conseguenze a breve, medio e lungo termine sul processo di crescita.
Le
principali tipologie di abuso sono:
1) Abuso
fisico: è la
forma più manifesta e facilmente riconoscibile; si verifica quando i genitori o
le persone che si prendono cura del bambino mettono in atto comportamenti
violenti causando danni fisici, non accidentali né determinati da patologie
organiche
2) Abuso
psicologico: è
la forma più difficile da individuare, è il tipo di maltrattamento più sottile
e dannoso per il bambino. Consiste in quei comportamenti attivi o omissivi, che
gravano psicologicamente sul minore, agiti individualmente o collettivamente,
da persone che, per diverse caratteristiche, sono in posizione di potere rispetto
a bambino.
3) Abuso
per patologie delle cure:
si riferisce all’ inadeguatezza o all’insufficienza di cure rispetto ai bisogni
fisici, psicologici, medici ed educativi della fase evolutiva del bambino, da
parte di coloro che ne sono i legali responsabili. L’abuso per patologie della
cura sono:
a.
Incuria:
fornire cure fisiche, emotive ed affettive insufficienti rispetto all’età e ai
bisogni evolutivi de bambino
b.
Discuria:
fornire cure distorte e inadeguate rispetto all’età del bambino
c.
Ipercuria:
cura eccessiva per lo stato fisico del bambino, caratterizzata da una
inadeguata e dannosa medicalizzazione
4) Abuso
sessuale: si
parla di abuso sessuale nei casi in cui un bambino viene coinvolto in attività
sessuali che non è in grado di comprendere per ragioni di immaturità
psico-affettiva, per le quali non è pronto e delle quali non può avere piena
consapevolezza. L’ abuso sessuale può essere suddiviso in differenti categorie:
a)
Intrafamiliare:
viene agito dai membri della famiglia del bambino. Questo costituisce la forma
più grave di abuso sia per gli effetti psicologici immediati sia per quelli a
lungo termine, in quanto confonde i ruoli familiari e generazionali incidendo
notevolmente sullo sviluppo psicologico della vittima
b)
Extrafamiliare:
compiuto da adulti sconosciuti al bambini o da adulti che fanno parte del suo
mondo sociale e che il bambino può incontrare occasionalmente
c)
Istituzionale:
quando gli autori sono coloro ai quali il bambino è affidato per ragioni di
cura, custodia, educazione, all’interno di istituzioni ed organizzazioni
(maestri, bidelli, istruttori di palestra, sacerdoti)
d)
Di
strada o da parte di gruppi organizzati: sconosciuti, sette, gruppi di pedofili
e)
Ai
fini di lucro: pedopornografia, sfruttamento della prostituzione minorile, ecc
La
psicopatologia dello sviluppo ci consente una rielaborazione e comprensione
degli aspetti dello sviluppo connessi
all’abuso e al maltrattamento. Tale prospettiva ci consente di fare una
diagnosi differenziale del danno in base ad alcuni fattori ( fase evolutiva,
differenze di genere, tipo di maltrattamento) e ad alcune variabili relative
all’individuo, ala sua famiglia e al contesto sociale.
Possiamo
distinguere due categorie di fattori: fattori di rischio o potenzianti,
che aumentano le probabilità di maltrattamento e fattori protettivi o di
compensazione, che al contrario diminuiscono il rischio. Viene introdotta
inoltra una variabile temporale per ognuna delle due categorie, che distingue i
fattori transitori, che indicano una situazione temporanea, e fattori duraturi che
indicano una condizione permanente.
I
fattori di rischio vengono raggruppati tre categorie :
-
Caratteristiche
familiari: maltrattamento della moglie, isolamento sociale, assenza di supporto
familiare
-
Caratteristiche
di ciascuno genitore: disturbi psichiatrici(depressione, schizofrenia),
alcolismo, cattiva percezione del bambino
-
Caratteristiche
dell’interazione di ciascun genitore con il bambino: attaccamento
disorganizzato –insicuro, uso di punizioni corporali, aumento significativo
delle reazioni di irritazione di fronte al pianto
I
fattori protettivi comprendono invece le relazioni positive dei genitori con le
rispettive famiglie di origine, una buona qualità del rapporto di coppia, un
attaccamento sicuro. Sono di rilevanza sostanziale anche a capacità da parte
della famiglia di fronteggiare situazioni di stress e di difficoltà e di
utilizzare livelli adeguati di comunicazione efficace all’interno della
famiglia.
Le
conseguenze che generalmente si manifestano nell'adulto abusato riguardano la
sfera emotiva, la sfera sessuale, difficoltà legate alla socializzazione e alle
relazioni di coppia, disturbi fisici
Comprendere quali sono i comportamenti disturbati messi
in atto come conseguenza dell’abuso, può
aiutare la persona a fronteggiarli e a modificarli. Per far ciò è necessaria
una elaborazione dell’evento traumatico e dei vissuti ad esso connesso, in
primis acquisendo la consapevolezza che ciò che è accaduto non è dipeso dal proprio modo di essere, ma
da un evento esterno traumatico.
E’
opportuno, in questo senso, un percorso psicoterapico che aiuti a sbloccare il
trauma ea ridefinire le erronee credenze
ad esso collegate.
Cosa fare di fronte
ad una situazioni di abuso?
In caso in cui si venga a conoscenza di un
abuso a danno di un minore, l’ adulto è possibile far riferimento a:
-
Forze
dell’Ordine (Polizia o Carabinieri), Procure presso il Tribunale Ordinario e
presso il Tribunale per i Minorenni
-
Servizi
Sociali Comunali, Consultori ASL
-
Pronto
Soccorso e Punti di Primo Intervento pediatrici (PPI)
Cosa NON fare nei
casi di sospetto maltrattamento o abuso
-
Non si informa direttamente la famiglia del minore quando vi sono gravi
elementi di pregiudizio (segni fisici o rivelazioni di abuso e maltrattamento);
-
Non si informa la persona indicata dal minore quale presunto autore del
maltrattamento o abuso e non gli si chiedono chiarimenti,
-
Non si indaga sulla veridicità dei fatti e non si pongono domande al minore o
alla persona indicata dal minore né ad altri minori-compagni di scuola su tali fatti.
Per approfondimenti bibliografici:
Per approfondimenti bibliografici:
- Caffo E. 2003, Consulenza telefonica e relazione d'aiuto. La qualità dell'ascolto e dell'intervento telefonico con i bambini e gli adolescenti. Telefono Azzurro e McGraw-Hill
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