Facebook, sviluppato nel 2004 da un
gruppo di studenti universitari, tra cui l’ormai celeberrimo Mark Zuckerberg,
quale versione online dell’annuario dell’Università di Harvard, e inizialmente
accessibile ai suoi soli iscritti, in pochi anni è divenuto uno tra i più
popolari social network, raggiungendo il miliardo di utenti attivi nel 2012. È il primo social network e il terzo sito web più
visualizzato dietro solo Google e Youtube. Come ben sappiamo, Facebook è una
piattaforma che consente, attraverso la creazione di un proprio profilo
personale, di condividere contenuti, interagire e socializzare. Dai suoi
sviluppatori è descritto come uno strumento la cui mission è “dare alle persone
il potere di condividere e creare un mondo più aperto e connesso” (“give the people the power to make the world
more open and connected”, Facebook).
In breve tempo Facebook, divenendo parte
integrante della nostra esistenza, ha profondamente modificato le dinamiche
comunicative ed interpersonali tra gli individui, ed influenzato allo stesso
tempo molteplici processi intraindividuali.
Non solo social, Facebook è anche uno
strumento cui molte attività risultano autocentrato e sembra contribuire al
soddisfacimento di due fondamentali bisogni dell’essere umano, quali il bisogno
di appartenenza, o di affiliazione e accettazione sociale da parte degli altri,
e il bisogno di affermazione del Sé e di controllo delle impressioni generate
negli altri.
Gran parte della letteratura scientifica
è giunta a individuare un legame tra Facebook, Sé ed autostima indagando la
correlazione esistente tra il social network e gli stili di personalità.
Indagando le ipotesi rispetto le
dimensioni dell’Estroversione e dell’Introversione gli studi sono però giunti a
conclusioni contrastanti, riguardo l’utilizzo di Facebook.
Solo di recente, l’interesse degli studiosi si è così progressivamente spostato
verso l’importante costrutto psicologico dell’autostima.
Rogers definisce l’autostima come il complesso di valutazioni che ogni individuo ha sul proprio concetto di Sé, quest’ultimo inteso come l’insieme organizzato di elementi, come percezioni e credenze, attraverso i quali il soggetto descrive se stesso.
Rogers definisce l’autostima come il complesso di valutazioni che ogni individuo ha sul proprio concetto di Sé, quest’ultimo inteso come l’insieme organizzato di elementi, come percezioni e credenze, attraverso i quali il soggetto descrive se stesso.
Si differenziano le dimensioni del “Sè
attuale”, ovvero la percezione delle proprie reali caratteristiche e degli
attributi che si ritiene effettivamente di possedere, e del “Sé ideale”,
consistente invece nella rappresentazione di quelle caratteristiche che si
vorrebbero idealmente possedere. La congruenza o la discrepanza tra tali
dimensioni del Sé costituisce un fondamentale indicatore del livello di autostima
dell’individuo: maggiore è la coerenza tra il Sé attuale e il Sé ideale,
maggiore sarà il grado di autostima percepito; di contro, maggiore è la loro
discrepanza, minore sarà il grado di autostima percepito.
Nel world wide web, la dimensione del Sé
ideale sembra essere predominante, poiché in tale contesto, caratterizzato da
una condizione di anonimato, l’individuo può facilmente enfatizzare proprie
caratteristiche o omettere informazioni riguardanti la propria persona, in modo
da veicolare un’immagine di sé positiva. I social network, e Facebook in
particolare, si differenziano comunque dal mondo del web per l’assenza della
condizione totale di anonimato, ma costituiscono contesti ideali per
l’espressione di una sottodimensione del sé ideale, definita come “Sé ideale
desiderato” (hoped-for possible Self), riconducibile all’identità che un
soggetto vorrebbe affermare, date le giuste circostanze.
Gli studi intenti ad analizzare come l’utilizzo
di Facebook sia in grado di influenzare l’autostima in riferimento alle
condizioni di narcisismo e neuroticismo convengono nell’adottare due principali
spiegazioni:
- la “Poor get Rich Hypotesis”, nota
anche come Social Compensation Hypotesis, secondo la quale Facebook
consentirebbe ai soggetti introversi e con basso livello di autostima di
compensare la carenza di abilità interattive mediante opportunità di
comunicazioni online, ovviando i problemi attinenti all’ansia sociale generati
dalle tradizionali interazioni vis à vis;
-
la “Rich get Richer Hypotesys”, secondo la quale invece Facebook
rappresenterebbe per i soggetti estroversi e con un elevato livello di
autostima un’ulteriore opportunità attraverso la quale potere interagire e
comunicare con l’altro.
Gli stili di personalità risultano accomunati da una tendenza al controllo strategico delle informazioni
riguardanti sé, al fine di veicolare immagini positive di sé, correlata al
bisogno di modulare positivamente la propria autostima.
Facebook rappresenta un utile strumento
attraverso il quale ci si può facilmente impegnare in attività esibizionistiche
volte ricerca di attenzioni per il mantenimento di una grandiosa immagine di
sé. Altro importante aspetto che contribuisce nel regolare l’autostima riguarda
la possibilità di “mostrarsi” ad un’ ampia audience di contatti, con un
semplice click.
Rispetto invece la condizione di bassa
autostima, Facebook è considerato quale luogo sicuro entro il quale potersi
esprimere e condividere informazioni personali. L’utilizzo di strategie
protettive di self-disclosure costituiscono tattiche per minimizzare la
negatività, e dunque a gestire la propria immagine di sé e mantenere relazioni
positive con i contatti, aspetti che in ultimo permettono loro di gestire
efficacemente e mantenere buoni livelli di autostima.
Dalla letteratura si evince quindi come il
più popolare social network, al di là delle differenze personologiche e di
autostima rilevabili tra gli individui, consente agli stessi il soddisfacimento
di due primari bisogni dell’essere umano, quali il bisogno di affermazione di
Sé e il bisogno di appartenenza: questo permette di spiegare l’assenza di
divergenze significative tra soggetti con alta e bassa autostima circa la
frequenza e le modalità di utilizzo di Facebook.
Predomina la tendenza a veicolare agli altri, attraverso Facebook, il
proprio Sé ideale, confermata dalla propensione al controllo strategico delle
informazioni riguardanti il proprio Sé;
Seppure sia possibile rintracciare delle
divergenze in merito al tipo di strategie utilizzate - acquisitive nei soggetti
con alta autostima, protettive nei soggetti con bassa autostima -, in entrambi
i casi lo scopo ultimo è correlato alla necessità di regolare e mantenere
livelli di autostima ottimali.
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