Negli ultimi decenni ha riscontrato grande interesse il
fenomeno del mobbing, sia dal punto di vista giuridico che psicologico, essendo
queste le dimensioni prevalentemente interessate. È un fenomeno che può
determinare una condizione di malessere non irrilevante per la persona che lo
subisce, e che può interessare non solo la dimensione professionale e
lavorativa, ma anche quella relazionale e la sua sfera privata. Questo perché
il lavoro rappresenta un’attività che non solo possiede un valore strumentale, che
permette all'individuo sia di procurarsi i mezzi economici e materiali
necessari alla sua sopravvivenza, ma altresì consente di organizzare e dare
senso alla propria esistenza. Il lavoro è dunque un’attività che racchiude in
sé anche una significativa valenza psicologica, permettendo all'individuo
stesso di strutturare la propria identità personale e sociale. Il lavoro,
soprattutto nell'epoca contemporanea, fortemente industrializzata, garantisce
un riconoscimento sociale, un ruolo, uno status estremamente correlato alla
definizione del proprio Sé e delle relazioni interpersonali, anche queste
fondamentali ai fini della costruzione della propria identità.
Il mobbing poi assume rilievo per i danni che è capace di
creare, non solo sulla vittima che lo subisce ma anche sulla serenità e
produttività dell’ambiente in cui si verifica, sui costi del sistema sanitario,
del sistema legale e della società intera.
Cos'è il mobbing
Occorre preliminarmente chiarire come il mobbing non rappresenti
un disturbo o una forma di psicopatologia, ma costituisce un fenomeno di natura
relazionale e comunicativa. Presenta infatti le caratteristiche di un processo
interattivo disfunzionale, contestualizzato in ambito lavorativo. La presenza
di disturbi psicologici comunque non è esclusa, ma questi vanno considerati
quale sua conseguenza o esasperazione di quadri clinici pre-esistenti.
Il termine mobbing deriva dall’inglese “to mob”, con il
significato di aggredire, accerchiare, assalire in massa e sta a indicare una
situazione di conflitto che si realizza nel contesto di lavoro, una strategia
vessatoria caratterizzata da comportamenti per l’appunto vessatori, discriminatori,offensivi
e persecutori, reiterati con una certa frequenza in modo sistematico - almeno
una volta alla settimana per almeno sei mesi - a danno di uno o più lavoratore,
che incidono negativamente sullo stato di benessere e sulla sua salute
psico-fisica.
È una condotta lesiva della dignità professionale e umana
del lavoratore, dignità da intendersi sotto l’aspetto morale,
psicologico,fisico o sessuale.
Il mobbing dunque è che un processo che viene portato avanti
attraverso una continua eliminazione dei mezzi e dei rapporti interpersonali
che sono necessari al lavoratore per svolgere la sua normale attività
lavorativa. Questi comportamenti mirano ad annientare psicologicamente la
persona sia da un punto di vista professionale e sociale.
Come riconoscere una situazione di mobbing?
Per riconoscere una situazione di mobbing, la letteratura
suggerisce la necessità che siano presenti alcuni specifici criteri, ovvero:
- le azioni hanno un preciso intento persecutorio nei
confronti della vittima;
- le azioni sono di tipo vessatorio, molestanti, ostili e
offensive;
- le azioni vessatorie devono essere realizzate all'interno
del contesto di lavoro allo scopo di emarginare, ostracizzare e allontanare la
vittima dal proprio ambiente di lavoro, non consentendole di esercitare un
ruolo attivo sul lavoro;
- le azioni mobbizanti avvengono per almeno una volta a settimana
per un periodo di almeno sei mesi (tranne nel caso del “quick mobbing”, in cui
le azioni ostili si verificano nell’arco di tre-sei mesi, con una frequenza
quotidiana);
- esiste una condizione di dislivello di potere tra i
protagonisti, tale per cui la vittima si trova in una posizione di inferiorità
costante rispetto a chi mette in atto in comportamento.
Sul posto di lavoro, le azioni mobbizzanti più frequenti
consistono in:
- provocazioni, minacce;
- pettegolezzi e calunnie;
- boicottaggio dell’attivita’ lavorativa;
- retribuzione inferiore alle capacita’ e alle mansioni del
lavoratore;
- demansionamento e assegnazione di compiti umilianti e
disprezzanti;
- critiche;
- sanzioni amministrative o disciplinari immotivate;
- molestie sessuali.
Esistono comunque varie tipologia di mobbing, ovvero:
- mobbing orizzontale, quando viene messo in atto da
colleghi di pari grado
- mobbing verticale, che è messo in atto da colleghi di
grado superiore, e spesso anche di grado inferiore;
- doppio mobbing, quando il mobbizzato carica la famiglia di
tutte le sue problematiche, e una prima fase di comprensione dei familiari
segue una condizione di distacco che, quando la situazione si aggrava, porta ad
un ulteriore isolamento dell'individuo;
- mobbing trasversale, messo in atto da persone al di fuori
dell'ambito lavorativo che, creano ulteriore emarginazione e discriminazione
nei confronti della vittima quando questi cerca appoggio o sostengo al di fuori
del contesto di lavoro.
Le conseguenze
La vittima di mobbing può determinare una molteplicità di
sintomi a seconda delle azioni subite e del modo in cui la vittima risponde a queste
sollecitazioni. In genere si riscontra una compromissione del funzionamento e
dell’integrità psicofisica, riguardanti in particolare disturbi della sfera
psicosomatica (perdita di concentrazione e di memoria, tachicardia, disturbi
dell’apparato digerente, dolori), disturbi della sfera emozionale (agitazione,
ansia), disturbi dell’umore (flessione del tono dell’umore), disturbi
relazionali (compromissione della sfera relazionale e amicale), perdita
dell’autostima, per effetto del dubitare della propria competenza, senso di
incompetenza e tendenza all’autosvalutazione, sensi di colpa.
Se le azioni di mobbing sono reiterate con sistematicità
sussiste anche la possibilità che si manifestino delle patologie organiche e psicopatologiche legate
a situazioni stressogene, come in particolare il disturbo dell'adattamento, il
disturbo post-traumatico da stress, la sindrome depressiva.
Dal punto di vista specificatamente professionale, la
persona vittima di mobbing può trovare difficoltà a relazionarsi nel proprio
contesto di lavoro, che può essere vissuto negativamente come fonte di
malessere e stress.Vi possono essere difficoltà nel recupero della propria
professionalità, poiché l’inattività a cui si può andare incontro può produrre
una perdita della propria identità professionale. Vi possono essere difficoltà nell'inserimento
professionale nel post mobbing. Le difficoltà possono infine avere delle
ripercussioni sulla vita sociale e familiare della vittima.
Cosa fare se si è vittima di mobbing?
Difendersi dal mobbing è possibile. Occorre comprendere la
situazione, mediante il supporto di un esperto, e cercando di prendere subito
le distanze, reagirvi senza cadere nella trappola dei sensi di colpa. Occorre trovare
il coraggio di parlarne e informarsi per identificare possibili strategie
d’azione. È possibile anche rivolgersi ai centri antimobbing presenti sul territorio.
Nel contesto di lavoro si possono seguire alcuni accorgimenti, utili ad una gestione non deleteria del fenomeno, come: avere pazienza, non scoraggiarsi, non isolarsi, cercare supporto dentro e fuori il contesto di lavoro, raccogliere elementi di prova delle vessazioni subite e soprattutto denunciare le violenze subite!
È importante che la vittima dell'aggressione non perda la
calma di fronte ai tentativi di violenza, non essere impulsivi o aggressivi, e
al contempo non accettare soprusi. È utile parlarne sia nel contesto di lavoro
con il proprio superiore, oppure con il responsabile del personale almeno in un
primo tempo, così come cercare aiuto e sostegno al di fuori nella propria
famiglia o da un esperto. Il supporto di un esperto, di uno psicologo può
essere utile al fine di comprendere meglio la situazione di disagio cui ci si
ritrova, lavorare su se stessi, minimizzando eventuali conseguenze di malessere
psicofisico.
Se la situazione risulta ingestibile si può richiedere il
trasferimento "per motivi di salute" attraverso il medico aziendale (previsto
dal decreto 626/94), facendosi consigliare e supportare anche da un legale o un
esperto di medicina del lavoro.
Ege, H. (2002). Mobbing. Conoscerlo per vincerlo. Milano: Franco Angeli
Salvini, A., Ravasio A., Da Ros, T. (2008). Psicologia clinica giuridica. Firenze: Giunti
http://www.dirittierisposte.it/Schede/Lavoro-e-pensione/Licenziamento-e-dimissioni/mobbing_id1112562_art.aspx
http://www.ilmobbing.net/http://www.intrage.it/Lavoro/difendersi_dal_mobbing
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