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domenica 19 aprile 2015

I gruppi di auto mutuo aiuto

“Tu solo ce la puoi fare, ma non ce la puoi fare da solo”






Funzionale al raggiungimento di una condizione di benessere è per lì individuo la possibilità di avere attorno a sé una rete sociale e di relazioni significative che possano supportarlo nei momenti di difficoltà.
Per questo, sta ormai divenendo una prassi consolidata e in costante crescita la partecipazione a gruppi di auto mutuo aiuto. Si tratta di una forma di relazione d’aiuto che fa leva sulla possibilità di ricevere e, allo stesso tempo, offrire sostegno all’interno di un contesto gruppale.
 L’auto mutuo aiuto è definibile come  “l’insieme delle misure adottate da non professionisti per promuovere, mantenere o recuperare la salute, quest’ultima intesa secondo l’accezione dell’Organizzazione Mondiale della Salute, come lo stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale di una determinata comunità”. È uno degli strumenti di maggior interesse nell’ambito delle relazioni d’aiuto che permette di ridare ai cittadini responsabilità e protagonismo, e “rendere a misura di individuo” l’assistenza socio-sanitaria, per migliorare il benessere della comunità.

Il gruppo di auto mutuo aiuto non è una metodologia attraverso la quale i partecipanti si limitano a consolarsi a vicenda. Piuttosto si propone come aggregazione spontanea, su base volontaristica, fondata sui principi dell’ascolto e del reciproco sostegno. In tale contesto, ai partecipanti è data la  possibilità di condividere i propri vissuti, confrontarsi, scambiarsi informazioni, affrontare le proprie insicurezze ed esercitare le proprie risorse. 


Sono quindi piccoli gruppi la cui forza risiede negli sforzi, nelle capacità, nelle motivazioni e anche nelle competenze dei membri che ne fanno parte.
Il contesto gruppale da la possibilità ai membri di non sentirsi delle “isole” nella gestione del proprio problema, facendo venire meno l’isolamento, la solitudine, la sensazione di essere soli a dover affrontare lo stesso.
L’auto mutuo aiuto si basa su:
-l’idea della mutualità, dello scambio reciproco di aiuto, dell’impegnarsi per se stessi e per l’altro, in una condizione di sostegno reciproco;
-l’idea dell’empowerment individuale e sociale, processo attraverso il quale gli individui diventano attivi protagonisti della propria vita, esercitando su di essa il giusto controllo, attraverso l’incremento dell’autoefficacia e l’assunzione di senso di responsabilità, nella direzione della promozione del cambiamento.
Occorre comunque evidenziale che l’utilizzo di tale metodologia non debba essere intesa in sostituzione delle tradizionali modalità di gestione dei problemi psicologici. Piuttosto andrebbe considerata quale strumento di supporto da affiancare ad un percorso psicoterapeutico, nell’intento di creare reti informali di sostegno, ugualmente importanti nella promozione del benessere della persona.

Negli ultimi decenni, lo sviluppo delle tecnologie e la diffusione di internet e delle comunità virtuali, ha ampliato le prospettive della metodologia dei gruppi di auto mutuo aiuto.
Sono molteplici le comunità presenti sul web, come chat e forum, nate nell’intento di offrire uno spazio entro il quale gli utenti possono condividere le proprie esperienze e problematiche, facendo leva sulla possibilità di confrontarsi con gli altri, supportandosi a vicenda.
La comunicazione online, seppure caratterizzata da diversi tempi e spazi, da un differente modo di relazionarsi e comunicare con l’altro (per la mancanza del contatto visivo, e di tutti quegli aspetti inerenti alla comunicazione paraverbale e non verbale), sembra trovare particolare rilievo perché permette di superare le barriere che nell’interazione vis a vis possono costituire un ostacolo non indifferente per la persona che ricerca aiuto.





Il mondo virtuale, utilizzato entro opportuni limiti, rappresenterebbe, secondo la letteratura scientifica, uno spazio transizionale che si configura come un’estensione del mondo intrapsichico della persona. Può anche configurarsi quale area intermedia tra sé e l’altro, che è in parte sé e in parte altro.
Nel web è possibile instaurare relazioni che, pur non condividendo uno stesso spazio o tempo, pur non vivendo un contatto con la persona che sta al di là dello schermo, grazie alla condizione di anonimato, permettono di esporre il sé più autentico della persona.
È un contesto all’interno del quale è possibile offrire aiuto ad altri che stanno vivendo esperienze simili alle proprie, sensibilizzando alla mutualità e alla solidarietà come antidoto all’isolamento. La chat, non in ultimo, può facilitare la nascita di nuove relazioni significative, che possono essere mantenute nel tempo.
È importante comunque tenere sempre in considerazione le problematiche e le fragilità delle relazioni che nascono in tali contesti, sia gruppali che di chat, come il rischio di identificazione e rispecchiamento, il rischio di idealizzazione positiva o negativa di sé stessi e degli altri, che può generare conseguenze ugualmente compromettenti del benessere psicologico dei partecipanti. Nelle chat inoltre tali rischi possono “esasperarsi”, per effetto della possibile ricerca di supporto online che può spingere la persona a considerare tale strumento come l’unico supporto disponibil
e, creando ulteriore isolamento, e divenire pertanto fonte di ulteriore malessere.

Lo stesso progetto di Psicologia In Chat nasce dall’intento di promuovere uno spazio virtuale in cui gli utenti, possono condividere le proprie esperienze, problematiche e pensieri. Inoltre si propone quale spazio entro il quale potere sviluppare, attraverso il confronto, la capacità di riflettere sulle proprie modalità di comportamento e aumentare le proprie capacità nell’affrontare i problemi, utilizzando le risorse personali.
Seppure non forniscono risposte o “formule magiche” precise sui propri problemi, i gruppi di auto mutuo aiuto online, facendo leva sulla possibilità di  essere innanzitutto immediatamente compresi, permette di intravvedere o ipotizzare dei percorsi possibili o almeno degli stimoli a non arrenderci mai e creare cambiamento.







Keith, N., Jenkinson, J. (2008). I gruppi di sostegno. Bologna: Il mulino.
Lavanco, G., Novara, C. (2012). Elementi di psicologia di comunità. Progettare, attuare e partecipare il cambiamento sociale. Milano: McGraw Hill Education
Di Maria, F., Falgares, G., Formica, I. Elementi di psicologia dei gruppi. Modelli teorici e ambiti applicativi. Milano: McGraw Hill Education
http://www.automutuoaiuto.it/

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