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venerdì 1 maggio 2015

Articolo a cura del Dott. Smaldone : Ansia e Attacchi di panico. Che succede?

Ansia e Attacchi di panico. Che succede?

Durante la nostra vita ci siamo trovati spesso faccia a faccia con l’ansia e, non tutti fortunatamente, con gli attacchi di panico. Partiamo dall’ansia. L’ansia è uno stato di agitazione che tutti hanno sperimentato nella propria vita. E’ un eccitamento fisiologico dell’organismo. In genere quando ci sentiamo in ansia stiamo sempre in uno stato di allerta, ingigantiamo le cose, viviamo le situazioni con una carica emotiva quasi assillante e discordante con quella che la realtà è. Quante volte abbiamo detto: “E ora? Che succede?” – “Ce la farò?” – “Andrà bene così?”. Perls afferma:

“La persona che soffre d’ansia è orientata al futuro, un futuro che viene percepito come catastrofico.”

Quindi rivolgendo il suo sguardo al futuro cosa evita? Il presente, il qui ed ora. Infatti, è il tentativo dell’essere umano, di distogliere l’attenzione da quello che sta provando veramente e di coprire l’emozione che sente facendosi ansioso.
Chi invece ha sperimentato nella propria vita un attacco di panico sa bene che in genere è improvviso, inaspettato, spaventoso a volte accompagnato dal terrore di morire. Inoltre, il timore che possa presentarsi nelle volte successive spesso genera la paura di aver paura, così si tende ad evitare le situazioni simili a dove è accaduto le prime volta. Prende atto un circolo vizioso dove è possibile autoconvincersi che è meglio isolarsi, vivere confinati, ed uscire sempre di meno diminuendo a volte anche le relazioni sociali. A questo punto, non è strano se di solito le persone, specialmente oggigiorno, fanno ricorso a psicofarmaci, credendo che basti a superare questo disagio. Ma perché “ci viene” l’attacco di panico? Paradossalmente per Perls, Hefferline e Goodman il panico viene considerato un sano e normale adattamento creativo che l’organismo attua in particolari condizioni.



Infatti:

“Il panico, come ogni esperienza, è un fenomeno del campo, espressione quindi di un particolare modo e momento del rapporto organismo/ambiente. È una funzione protettiva per l’organismo nelle situazioni di estremo pericolo ambientale.”

In effetti il panico è un sintomo (dal greco σύμπτωμα: circostanza) e il sintomo non va eliminato, ma è necessario renderlo meno rigido, comprenderlo, conoscerlo ed integrarlo. E’ importante capire cosa stiamo esprimendo, a cosa ci serve? A mio parere il panico serve probabilmente per mantenere lo “status quo”, per non affrontare se stessi, i propri bisogni/desideri di cambiamento e di realizzazione necessari al nostro benessere. Quando non si è in contatto con questi, si tende a predisporsi passivamente nei confronti della vita, si preferisce minimizzare e/o svalutare i messaggi che il nostro corpo ci invia (ripetuti mal di testa, nausee, mal di pancia, mal di schiena ecc.) fino a quando il corpo non inizia ad urlare attraverso l’attacco di panico o altri sintomi collaterali che assumono, in certi casi, punte estreme tali da non poter rimanere inascoltati. Diventa un braccio di ferro fra se stessi e purtroppo non si esce mai “vincitori”.

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